Gli acquerelli di Joseph Wilpert
Il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana conserva circa 1600 acquerelli, che riproducono altrettanti monumenti iconografici paleocristiani. La maggior parte furono commissionati da Monsignor Joseph Wilpert, nato il 22 agosto del 1857 a Eiglau in Slesia, giunto a Roma nel 1884 e morto il 10 marzo del 1944.
Ben 600 acquerelli, alcuni dei quali rimasti inediti o incompiuti, riproducono le pitture delle catacombe romane e rappresentano una preziosa testimonianza dello stato di conservazione del patrimonio degli affreschi catacombali alla fine dell’800 (G. Wilpert, Le pitture delle catacombe romane, Roma 1903).
Le tavole, che accompagnano il testo, furono realizzate in tricromia e riproducono gli acquerelli eseguiti da Carlo Tabanelli, che fu assai aderente e fedele ai toni cromatici degli affreschi, colorando le fotografie, scattate da Pompeo Sansaini, accompagnato dal figlio Renato, stampate su “carta salata”. Tale tipo di carta permetteva di procedere ad una leggera impressione, che l’acquerellista poteva colorare, riproducendo l’originale, un maniera assai verosimile e, sempre, con la supervisione del Wilpert.
Ma la collezione conserva anche un cospicuo numero di acquerelli che riproducono i mosaici paleocristiani di Roma, Ravenna, Milano, Albenga, Napoli, Capua e Casaranello. In questo caso, l’opera del Tabanelli diveniva estremamente difficoltosa, in quanto il pittore romano doveva dipingere tessera per tessera, sempre con l’attenta guida del Wilpert e con l’ausilio di complesse e costose impalcature, per porsi dinanzi ai monumenti musivi.
Al momento della fondazione, il Pontificio Istituto di Archeologia cristiana venne in possesso della preziosa raccolta, che documentava anche le pitture medievali di Roma (J. Wilpert, Die römischen Mosaiken und Malereien der kirchlichen Bauten vom IV. bis XIII. Jahrhundert Freiburg i. Br. 1916). Nel Motu proprio di fondazione, infatti, il pontefice Pio XI affidò al “suo istituto” tutta la raccolta degli acquerelli, che, a sua volta, gli era stata donata da un facoltoso personaggio milanese, un certo Puricelli, imparentato con Monsignor J. P. Kirsch, che il pontefice aveva chiamato a dirigere l’Istituto.
Ancora ai nostri giorni, gli acquerelli Wilpert costituiscono un vero gioiello documentario per l’Istituto e rappresentano un irrinunciabile archivio iconografico per tutti gli studiosi che desiderano prendere in considerazione il giacimento figurativo paleocristiano di Roma e d’Italia, così come si proponeva tra la fine dell’800 e gli esordi del ‘900.
Letteratura:
F. Bisconti, Pubblicazioni e collezioni del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, in RACr 90 (2014), pp. 27-36.